Ci sono momenti nella vita in cui le emozioni diventano troppo intense per essere lasciate andare senza una traccia. In quegli attimi, la penna scivola sulla carta o le dita sfiorano una tastiera (ma io faccio parte di una generazione che ha usato soprattutto la scrittura su carta), trasformando pensieri fugaci in piccoli componimenti con velleità poetiche e brevi racconti scritti velocemente, a “braccio”. Non per ambizione, non per cercare per me una qualche forma di immortalità, ma semplicemente per fissare ciò che altrimenti sarebbe sfumato troppo in fretta. Per prolungare i ricordi e le emozioni… Scrivere, per me, è un gesto di modestia, è un modo per ricordare il battito di un istante, il sapore e il profumo di un attimo significativo - felice o triste che sia -, è il “peso” di una riflessione. Non ho mai avuto la pretesa in me di scrivere grandi opere, ma solo il desiderio di provare a “fermare il tempo”, di custodire la fragilità e brevità di un’emozione prima che scivoli per sempre nell’oblio. In quelle parole che scrivo, spesso imperfette ma sicuramente spontanee, vive un riflesso sincero della mia vita. Non si tratta di voler lasciare un segno nel mondo, ma di far la pace con il tempo che passa, di dialogare interiormente con me stesso, di donare al cuore (al mio cuore) un rifugio silenzioso. Forse non sono scritti destinati a durare, ma in quel momento, sono tutto ciò che conta. E in questa semplicità, per me, si trova la loro più autentica bellezza. Buona lettura.